giovedì 31 marzo 2011

L'Angelus (1857–1859) - Jean-François Millet - L'Angélus - The Angelus - Abendgebet - Musée d'Orsay, Parigi - Dalì: El mito trágico del Ángelus de Millet



Jean-François Millet,
L'Angelus (1857–1859),
olio su tela, 53.3 × 66 cm
Musée d'Orsay, Parigi


L'Angelus è un dipinto olio su tela realizzato dal pittore francese Jean-François Millet (Gréville-Hague, 4 ottobre 1814 – Barbizon, 20 gennaio 1875); È conservato al Musée d'Orsay di Parigi.
Jean-François Millet, nacque in Francia, vicino a Cherbourg, da genitori contadini.
Si identificò con le persone semplici, con coloro che lavorano tutta la vita per guadagnare il loro pane.
Inizialmente indirizzato al ritratto, si dedicò progressivamente a temi di vita contadina, soprattutto dopo essersi trasferito a Barbizon nel 1849, un piccolo villaggio vicino a Parigi nei pressi della foresta di Fontainebleau: le sue opere si collocano a metà strada tra il naturalismo e il realismo: i protagonisti dei suoi dipinti, contadini o persone delle classi più umili, sono ritratti con una grande dignità e forza d'animo.
A Barbizon Millet si unì a Rousseau, Corot, e Daubigny, avviando una scuola per artisti.
Per capire la pittura dell'Angelus abbiamo bisogno di conoscere qualcosa circa l'origine del titolo.
L'Angelus è una preghiera cattolica in ricordo del mistero dell'Incarnazione; tale devozione viene recitata tre volte al giorno, alle 6 di mattina, a mezzogiorno ed alle 6 di sera e in tali orari una campana, detta campana dell'Angelus, viene fatta suonare.
Quando suonava la campana della Chiesa, la gente si fermava dal lavoro e pronunciava una preghiera.
Nel dipinto è presente una coppia di contadini, marito e moglie, che dopo aver sentito il suono della campana  di una Chiesa in lontananza, interrompono il loro lavoro.
I due contadini sono mostrati in un atteggiamento di devozione mentre sono intenti nella preghiera.

Nell'Angelus, Millet ha utilizzato pennellate più libere e una tavolozza più leggera, che raffigura con maestria l'impotenza, l'agitazione e l'angoscia di un uomo e di una donna che con fervore desiderano e pregano per un buon raccolto.
Le implicazioni sociali (e socialiste) di questo e di altri dipinti di Millet ha influenzato artisti come Vincent Van Gogh e Seurat.

L'Angelus ha anche affascinato surrealisti famosi come Salvador Dalì, che fu spinto a scrivere un' analisi di questa pittura, "il mito tragico dell'Angelus di Millet". Dali credeva che la coppia nel dipinto stesse pregando sul cadavere del loro bambino sepolto, piuttosto che per l'Angelus.
L'analisi a raggi X della tela successivamente confermò i sospetti di Dali, dimostrando che l'Angelus contiene una forma geometrica, su cui Millet ha dipito sopra, che assomiglia significativamente ad una bara.Dalí definì l’“Angelus” di Jean-François Millet: “l’opera pittorica più inquietante, più enigmatica, più densa, più ricca di pensieri inconsci che sia mai esistita”.

Millet, che soprattutto da giovane ha sperimentato la povertà e l'indigenza, ha venduto L'Angelus per appena $ 100; 15 anni dopo la sua morte il dipinto è stato ceduto per ben $ 150.000!
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martedì 29 marzo 2011

Le carte di credito revolving - revolving credit




Le carte revolving sono carte di credito che consentono al titolare di rateizzare il pagamento dell’importo speso ogni mese per gli acquisti. 
L’operazione è caratterizzata dalla presenza di una linea di credito rotativo utilizzabile mediante carta di plastica.
Si tratta di uno strumento finanziario di origine anglosassone relativamente nuovo sul mercato italiano perciò ancora relativamente poco sviluppato; comunque i tassi di crescita di questa tipologia di carta sono risultati estremamente alti negli ultimi anni.
Differentemente dalle tradizionali carte bancarie prevale per le carte revolving la funzione creditizia.
L’ammontare di credito al consumo erogato attraverso carte di credito emesse dalle società finanziarie è notevolmente superiore all’ammontare erogato dalle banche anche se che i tassi di crescita del credito al consumo erogato dalle banche attraverso carte di plastica sono nettamente superiori rispetto ai tassi di crescita riscontrabili per le società finanziarie.


 Si riscontra un notevole interesse delle banche per questa tipologia di business: lo strumento delle carte revolving offre agli istituti di credito, oltre alle naturali possibilità di fidelizzazione della clientela, un'opportunità per un ingresso rapido nel credito al dettaglio.   Il credito che meglio si presta ad essere veicolato attraverso carte revolving è, peraltro, quello non finalizzato, nel quale le banche recitano un ruolo superiore rispetto alle società finanziare.
Le carte revolving offrono una elevata redditività: oltre al canone annuo pagato dai titolari della carta e alle commissioni da negoziato a carico degli esercenti commerciali, calcolate in percentuale sull’ammontare di ogni operazione regolata, bisogna aggiungere anche gli interessi attivi che maturano a favore delle banche sugli importi rateizzati.

lunedì 28 marzo 2011

Raffaello Sanzio - Crocifissione Mond o Gavari (1502-1503) - The Mond Crucifixion - La Crucifixión Mond - "RAPHAEL URBINAS P." - Londra, National Gallery



Raffaello Sanzio
Crocifissione Mond o Gavari (1502-1503)
Olio su tavola,279 × 166 cm
National Gallery, Londra



La Crocifissione Mond o Gavari è un dipinto olio su legno di pioppo realizzato da Raffaello Sanzio tra il 1502-1503, su commissione della famiglia Gavari come pala d'altare della chiesa di San Domenico di Città di Castello.
Città di Castello, l'antica Tifernum Tiberinum, si trova in provincia di Perugia, non lontano da Urbino, città natale di Raffaello.
L'opera è firmata alla base della croce "RAPHAEL VRBINAS P." con lettere d'argento, ed  è attualmente conservata alla National Gallery di Londra, dopo la donazione del collezionista Ludwig Mond nel 1924.
Influenzato da Perugino, si tratta di uno dei primi lavori di Raffaello.
Il dipinto rappresenta Cristo in croce con due angeli impegnati con dei calici a raccogliere il suo sangue.
Nonostante la sofferenza e la morte che sta per sopraggiungere, il volto del Cristo è sereno e tranquillo.

Sotto la croce sono presenti quattro figure in lutto che osservano la crocifissione: alla destra di Gesù c'è Maria Maddalena, inginocchiata, con l'evangelista Giovanni in piedi dietro di lei.

Sulla sinistra del Cristo, in piedi, è la Vergine Maria mentre vediamo inginocchiato San Girolamo, a cui è dedicato questo altare.
Sullo sfondo della scena si intravvede una città, probabilmente Firenze.
Alla sommità della croce, ai lati del titulus crucis IN RI, sono presenti il Sole e la Luna, richiamo alla tradizione iconografica medievale, ad indicare l'Alfa e l'Omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, simbolo anche della nascita e della morte, inizio e fine di tutto, ciò da cui tutto parte e ciò a cui tutto tende.

giovedì 24 marzo 2011

M'infilo dovunque, precipito, cado e torno su più svelto del vento... (frase tratta dal testo di "Figaro", R.Zero)

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Scrivere a briglia sciolta, a getto continuo, senza sapere dove lo scorrere delle parole mi porterà è sempre stato per me terapeutico e conoscitivo degli stati d’animo di malinconia e confusione, non così frequenti ma ciclici, ad indicarmi che la rotta seguita mi sta portando fuori dalla meta prefissata.
In alto mare e in balia delle onde e del vento che di nuovo soffia forte annunciando l’ennesima tempesta, di nuovo la mia stella polare giocosa e impertinente si nasconde dietro una nuvola scura,  lasciandomi tra la mani una mappa diventata improvvisamente inutile.
Continua il logorante ripetersi degli stessi errori  e i cambiamenti  e la volubilità di ciò che mi circonda, a cui pur sono abituato, ma mi rendono nuovamente  fragile e stanco.
Un percorso difficile offre la vita per chi cerca di lasciare spazio al proprio essere, eliminando lo schermo della razionalità , così efficace difesa dal dubbio  e dalla paura del cambiamento.
E allora proseguo così, lanciandomi, innalzandomi, precipitando, cadendo e tornando su, sempre nella continua ricerca della completezza, perenne miraggio dell’animo umano.
La valorizzazione del momento presente come vocazione, la passione come linguaggio di vita, la delusione e la tristezza come navigatore e segnale per indicare ancora una volta la necessità di fermarmi  e cambiare.
Sempre forte è la tentazione di accontentarsi e ricercare la comoda sicurezza di ciò che conosco, di ciò che se non perfetto può comunque essere soddisfacente, un’ancora gettata lì in un porto sicuro, lontano dall’isola dei sogni, forse "l’isola che non c’è".
Ma il mio cuore, ormai abituato all’altalena delle emozioni, disposto a pagare il prezzo del dolore per assaporare il dolce sapore della vera felicità, non più soggetto al totale controllo della mente, pretende ormai  la sua libertà, la libertà di volare, senza sapere dove andare e felice di rincorrere l’ennesima illusione a costo anche della prossima delusione.
Quando la mente,  indomita lottatrice, sembra riprendere il controllo, il desiderio di pace e tranquillità sembra prevalere, e finalmente appare acquisita la capacità di gestire determinate situazioni ed evitare gli stessi banali errori.
Credere negli altri diventa impresa sempre più ardua, capire i cambi d’umore e la volubilità compito sempre più inutile;  è necessario  accettare l’imperfezione come regola di condotta dell’animo umano e conformarsi alla sua legge.
Troppo liberale il mio pensiero per imporne la presenza, meglio distruggere e ricominciare, per coltivare l’illusione di trovare chi potrà capire e parlare il tuo linguaggio, con coerenza e senza ipocrisia.
Dopo l’ennesimo fallimento, l’ennesima disillusione, comincerà un nuovo viaggio, una nuova scoperta, porrò sulle ceneri di questa città bombardata dei semi nuovi e ne nascerà un altro giardino.
Il bisogno di credere e di sbagliare, il desiderio di criticarsi e mettersi in gioco segue logiche che la mente non riesce a comprendere, è l’istinto insito nel mio Essere più profondo, nell’anima che strappa il suo vestito, spezza le catene e urla e reclama con tutta la sua forza il diritto di essere, di volare libera sostenuta dal vento, senza una meta precisa, cercando la pienezza e la completezza se non sulla terra almeno nel cielo.

Fr. Fa.

mercoledì 23 marzo 2011

Americani all'AS Roma: James J.Pallotta - alta finanza, il maniero di Weston...e i Boston Celtics



James J. Pallotta è presidente e amministratore delegato della Raptor Capital Management LP, un equity long/short hedge fund con sede a Boston, da lui fondato nel 2009.
Dal 1993 al 2008, è stato impiegato dalla Tudor Investment Corporation, una delle principali attività di gestione di asset alternativi con sede a Greenwich, Connecticutt.
Pallotta si è unito alla Tudor come amministratore delegato della US Equity Securities Group nel 1993 e divenne un membro del comitato di gestione nel 1996 e vice presidente nel 2005.
Prima ancora James J. Pallotta è stato il vice presidente della Essex Investment Management Company.
Oltre che di alta finanza, James J. Pallotta è un appassionato di sport, soprattutto di basket; oltre ad averlo praticato da giovane, Pallotta è ora uno dei soci di minoranza dei mitici Boston Celtics.
Nel 2005 Pallotta cominciò la costruzione del suo maniero a Weston, mezzora da Boston, che con i suoi 2.000 metri quadrati è ora la quinta casa più spaziosa di tutto il Massachusetts.
All'epoca dei lavori il suo patrimonio era stimato in un miliardo di dollari.

Pallotta dovrebbe essere uno dei tre partner (gli altri due sono Michael Ruane e Richard D'Amore) che si uniranno a Thomas R. DiBenedetto per l'acquisto dell'AS Roma.

Thomas R. DiBenedetto - dai Boston Red Sox all'AS Roma - ANSA: Thomas DiBenedetto arriverà a Roma lunedì 28 marzo; intanto Reggiobaseball accoglie DiBenetto junior


Thomas R. DiBenedetto, è un imprenditore americano di origini abruzzesi.
E' nato a Boston, sposato, padre di 5 figli.
E' presente nello sport attraverso una partecipazione nei Boston Red Sox, una delle squadre americane di baseball più conosciute. 
Thomas R. DiBenedeto è presidente del Boston International Group, Inc. (una società di gestione degli investimenti) dal 1983; presidente della Junction Investors Ltd. (una società di gestione degli investimenti) dal 1992; è il presidente del consiglio del
Jefferson Watermann International
(una società di business intelligence ) e amministratore delegato di Olympic Partners (una vera e propria impresa di investimento immobiliare).

Fa poi parte della Detwiler, Mitchell & Co. (una società di intermediazione mobiliare) e di NWH, Inc. (una società di software) dal 2006.

 
DiBenedetto è a capo della cordata, di cui fanno parte altri tre imprenditori , James J. Pallotta, Michael Ruane e Richard D'Amore, che ha presentato un'offerta per l'acquisizione dell' AS Roma.

 
Secondo l'ANSA, Thomas DiBenedetto arriverà a Roma lunedì 28 marzo per chiudere la trattativa e regna un certo ottimismo sul fatto che l'operazione verrà chiusa entro il 31 marzo.
A conferma di questa notizia l'ANSA riporta le parole di Paolo Fiorentino; il direttore operativo di Unicredit ha spiegato che per la vendita dell’As Roma «siamo alle battute finali della nostra trattativa in esclusiva e contiamo di rispettare i tempi dell’esclusiva», ovvero entro il 3o marzo.
 La famiglia DiBenedetto peraltro sembra inserirsi sempre più nel panorama italiano.
Ieri, 22 marzo, la squadra di baseball di Reggio Emilia(http://www.reggiobaseball.com/reggioroster.php?id=42) ha annunciato l'ingaggio di Thomas DiBenedetto junior, figlio dell'imprenditore americano che sta trattando l'acquisto dell'As Roma.


martedì 22 marzo 2011

Bill Duffy - Presidente e Amministratore Delegato (Chairman & CEO) della BDA Sports Management


Con oltre 25 anni di esperienza, Bill Duffy è uno dei migliori agenti sportivi dello sport porfessionistico americano. La sua azienda BDA Sports Management, da lui fondata nel 1998 e di cui Duffy è Presidente e Amministratore Delegato, rappresenta più di 35 giocatori della National Basketball Association (NBA), tra cui star del calibro di Yao Ming, Steve Nash, Baron Davis, Brandon Jennings, Hasheem Thabeet, Rajon Rondo, Darren Collison e Greg Oden
Duffy è lui stesso un ex giocatore di basket, ha gareggiato a livello di College per l'University of Minnesota e la Santa Clara University, ed è stato scelto dai Denver Nuggets nel quinto giro del Draft NBA 1982. 
Attualmente risiede a Walnut Creek, California.

Prestiti personali: I prestiti contro cessione del quinto dello stipendio - prestiti non finalizzati




I prestiti contro cessione del quinto dello stipendio rientrano nella categoria dei prestiti personali dei quali, però, costituiscono un’eccezione.
Questi prestiti possiedono, infatti, una propria specifica disciplina e peculiarità tecniche di un certo rilievo.
Per quanto riguarda il primo aspetto esiste una normativa specifica per i dipendenti pubblici regolati dal D.P.R. 5-1-1950 n. 180 e dal D. P. R. 28-7-1950, n. 895, che è stata modificata ed integrata dalle L. 311/2005 e 80/2005 che ha allargato la normativa anche ai dipendenti privati e ai pensionati pubblici e privati.

Per quanto riguarda le peculiarità tecniche, questa tipologia di prestiti prevede sempre il coinvolgimento di due soggetti, l’ente finanziatore ed il finanziato, ai quali si affianca una terza figura: il datore di lavoro.
I prestiti, la cui durata media è di 4-5 anni, vengono erogati a titolo di mutuo in favore di lavoratori dipendenti i quali devono cedere all’ente erogante parte dei diritti maturati su una quota della propria retribuzione (che tranne rare eccezioni deve mantenersi nei limiti del quinto della stessa) a copertura degli oneri di rimborso (capitale mutuato, interessi e spese).
Il finanziatore ottiene in garanzia anche il potere di rivalersi sul fondo di trattamento di fine rapporto, mentre l’affidato ha l’obbligo di comunicare all’ente creditore gli eventuali cambiamenti del tipo di occupazione e di datore di lavoro.
Il finanziatore normalmente richiede un apposito benestare al datore di lavoro, nel quale questi dichiara di voler dare esecuzione al contratto di cessione, trattenendo la somma concordata dallo stipendio del lavoratore, per versarla direttamente al creditore: il datore di lavoro diventa a tutti gli effetti un debitore ceduto.
Il creditore, infine, si tutela dai rischi creditizi stipulando polizze assicurative contro l’eventualità di morte del finanziato.
Questa tipologia di prestiti ha avuto un forte sviluppo nell’ultimo decennio.

Riferimenti normativi:
Con il D. P. R 5.1.1950, N.180 è stato approvato il T. U delle leggi concernenti il sequestro, il pignoramento e la cessione degli stipendi, salari e pensioni dei dipendenti dalle Pubbliche Amministrazioni;con il D. P. R 28.7.1950, n. 895, il relativo regolamento d’esecuzione.
La Legge Finanziaria 2005 ha integrato e modificato  la legge includendo i dipendenti delle Imprese Private e i pensionati pubblici e privati


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giovedì 17 marzo 2011

Vittorio Emanuele II e Garibaldi a Teano, il 26 ottobre 1860 - olio di Sebastiano De Albertis - Da Teano a Marsala: "Roma o morte!".



L'incontro tra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi del 26 ottobre 1860 concluse la spedizione dei Mille.
Il Re di Sardegna Vittorio Emanuele II aveva occupato i territori pontifici delle Marche e dell'Umbria e andava incontro a Garibaldi che stava risalendo da sud dopo aver sconfitto l'ultima resistenza borbonica nella battaglia di Volturno e aver completato la conquista del Regno delle Due Sicilie.
Il Re voleva impedire che la spedizione di Garibaldi proseguisse fino a Roma, soprattutto perchè temeva che ciò avrebbe provocato l'intervento di Napoleone III.



Nell'incontro del 26 ottobre Garibaldi salutò Vittorio Emanuele come Re d'Italia, rifiutando titoli e onori, ma ottendendo che i volontari garibaldini entrassero nell'esercito regolare sardo con il medesimo grado rivestito nella spedizione; la fusione dei garibaldini nell'esercito avvenne nel 1862.
L'eroe dei due mondi aderì dunque alla politica di casa Savoia deludendo le aspettative delle forze democratiche che auspicavano una repubblica meridionale protesa alla conquista di Roma,
e si ritirò poi a Caprera; portò comunque avanti un programma di lotta per Roma capitale.
Il 27 giugno del 1862 Garibaldi sbarcò a Palermo; poi da Marsala, il 20 luglio, innalzò il grido famoso "Roma o morte!".

17 marzo 1861 - Proclamazione Ufficiale del Regno d'Italia - legge n. 4671: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia




"Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861".

Sono queste le parole presenti nella legge n. 4671 del Regno di Sardegna e valgono come proclamazione ufficiale del Regno d'Italia; la legge n. 4671 fu promulgata il 17 marzo 1861 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 68 del 18 marzo 1861.
Si festeggiano oggi i 150 anni da quella storica data, nella quale il Regno di Sardegna assunse il nome di Regno d'Italia, in seguito all'annessione degli stati preunitari.
Nel 1860 il Ducato di Parma, il Ducato di Modena ed il Granducato di Toscana avevano votato dei plebisciti per l'unione con il Regno di Sardegna.
I Piemontesi tolsero poi la Romagna, le Marche, l'Umbria, Benevento e Pontecorvo, allo Stato della Chiesa

L'ultimo atto del processo di unificazione era stato compiuto da Garibaldi con la spedizione dei Mille, che aveva conquistato il regno borbonico con il sostegno di Vittorio Emanuele II e di Cavour.
Tutti questi territori vengono annessi ufficialmente al regno tramite plebisciti.
Nel gennaio 1861 si tennero le elezioni per il primo parlamento unitario, con la prima convocazione
del Parlamento italiano il 18 febbraio 1861.
Con la proclamazione del 17 marzo, Vittorio Emanuele II è il primo re d'Italia; Nel 1861 il Regno d’Italia si configurava come una delle maggiori nazioni d’Europa, almeno a livello di popolazione e di superficie, anche se le differenze economice, sociali e culturali tra le diverse parti della penisola resero molto complesso il processo di unificazione.

Torino divenne la prima capitale del nuovo Regno (1861-1866); nel 1866 la capitale del Regno si trasferì a Firenze.
Nel 1866, a seguito della terza guerra di indipendenza, vengono annessi al regno il Veneto (che allora comprendeva anche la Provincia del Friuli) e Mantova sottratti all'Impero Austro-Ungarico. Nel 1870, con la presa di Roma, al regno viene annesso il Lazio, sottraendolo definitivamente allo Stato della Chiesa. Roma diventa ufficialmente capitale d'Italia nel 1871.

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Le Cinque giornate di Milano

mercoledì 16 marzo 2011

Le Cinque giornate di Milano (18-22 marzo 1848) - dalle Barricate fino a alla conquista di porta Tosa


Le Cinque giornate di Milano furono un'insurrezione del popolo milanese avvenuta tra il 18 e il 22 marzo 1848, contro gli oltre quindicimila austriaci del maresciallo Josef Radetszky.

La città allora era capitale del Regno Lombardo-Veneto, parte dell'Impero Austriaco.
Fu uno dei maggiori episodi della storia risorgimentale italiana del XIX secolo e si colloca all'interno dei moti liberal-nazionali europei del 48-49, la Primavera dei popoli.
Lo rivolta di Milano dimostrò la forza e l'efficacia dell'iniziativa popolare che, guidata da uomini consapevoli degli obiettivi della lotta, fu in grado di influenzare le decisioni dello stesso Re di Sardegna Carlo Alberto che, approfittando della debolezza degli Austrici in ritirata, dichiarò guerra all'Impero asburgico (Prima guerra d'indipendenza).


Il malcontento popolare era molto grande, anche perchè il dominio austriaco si esercitava con una fortissima pressione che cercava di sfruttare al massimo dal ricchezza economica del territorio.
La rivolta fu preceduta dalla fuga a Verona del viceré Ranieri, che lasciò il potere nelle mani del conte Moritz O'Donnell. Il 18 marzo, all'annuncio di imminenti riforme, la folla si diresse verso il palazzo del governo dove cominciarono gli scontri.

I capi del moto erano di tendenze politiche eterogenee: repubblicani mazziniani, moderati come il podestà Gabrio Casati, democratici federalisti come Carlo Cattaneo.
La rivolta dilagò per tutta la città.   
L'intera popolazione combatteva per le vie innalzando barricate, sparando dalle finestre e dai tetti, con una grande coesione tra i diversi quertieri della città; venivano inviati messaggi agli abitanti delle campagne per esortarli a prendere parte alla lotta.
Il 20 marzo quasi tutto il centro era nelle mani degli insorti; Radetzky fu addirittura costretto a  richiedere un armistizio che fu rifiutato.
Il 21 marzo, forti anche delle voci di un possibile intervento del Piemonte, fu costituito il governo provvisorio presieduto dal podestà, Gabrio Casati, e un Consiglio di guerra, di cui era anima Carlo Cattaneo.
Le milizie civiche si apprestavano a espugnare porta Tosa (da allora detta porta Vittoria), che cadde il 22 marzo.
La sera del 22 marzo 1848, gli Austriaci si ritiravano verso il "Quadrilatero" (la zona fortificata compresa fra le quattro città di Verona, Legnago, Mantova e Peschiera del Garda).
Il 23 marzo Carlo Alberto emanava un proclama annunziante l'intervento piemontese che segnava, di fatto, l'avvio della Prima guerra d'indipendenza.


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17 marzo 1861 - Proclamazione ufficiale del Regno d'Italia)

Patrioti italiani - Enrico ed Emilio Dandolo - Due grandi Fratelli d'Italia


Enrico Dandolo (Varese, 26 giugno 1827 – Roma, 3 giugno 1849) ed Emilio Dandolo (Varese, 5 luglio 1830 – Milano, 20 febbraio 1859) furono due fratelli e  patrioti italiani, noti per aver preso parte ad alcune delle più importanti battaglie del Risorgimento.
I due fratelli parteciparono alle Cinque Giornate di Milano, insieme agli amici Luciano Manara ed Emilio Morosini.
Combatterono poi, con i volontari lombardi della Legione Manara, nella campagna del
Bresciano e del Trentino della Prima guerra d'Indipendenza.
Poi i due fratelli perteciparono insieme alla costituzione e alla difesa della Repubblica Romana.
Durante la battaglia contro i Francesi, che infine liberarono Roma dagli insorti, Enrico ed Emilio Dandolo militavano  nel Battaglione Bersaglieri Lombardi, al comando di Luciano Manara; Enrico aveva il grado di capitano.


Enrico trovò la morte durante la battaglia di Villa Corsini, nella notte del 3 giugno 1849; nella stessa battaglia Emilio fu ferito.
Emilio, sopravissuto alla difesa di Roma, fuggì in esilio a Marsiglie e poi a Lugano.
Nel 1850 tornò in famiglia e visse nel ricordo del fratello; pubblicò i suoi ricordi nel volume "I volontari e i Bersaglieri Lombardi".
Grazie a Cavour, nel 1855 Emilio ottenne il grado di Sottotenente dei Bersaglieri e partecipò alla spedizione di Crimea, ma fu costretto dagli austriaci a rientrare a Milano dove fu sottoposto al controllo della polizia austriaca.
Morì nel 1859, malato di tisi, poco prima che la Lombardia venisse liberata.  


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La Repubblica Romana (9 febbraio - 4 luglio 1849) - Il triumvirato di Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini ed Aurelio Saffi - “Fede in Dio, nel diritto e in noi. W la Repubblica Romana. W l’Italia”


La Repubblica Romana del 1849 visse per circa 5 mesi, dal 9 febbraio al 4 luglio.
Essa nacque a seguito di una rivolta liberale del popolo romano: all'interno del territorio pontificio Papa Pio IX fu estromesso dai suoi poteri temporali.
La Repubblica fu governata da un triumvirato composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini ed Aurelio Saffi.
Mazzini ne fu l'anima politica, Garibaldi il difensore.
Molti eroi morirono per la sua difesa; tra questi vi furono Goffredo Mameli, Luciano Manara ed Enrico Dandolo.
La piccola Repubblica Romana nacque a seguito dei moti del 1848, la Primavera dei popoli, che coinvolsero tutta l'Europa della Restaurazione (e da cui nacque l'espressione "fare un quarantotto").
La morte della Repubblica fu decretata dagli eserciti di Austria, Francia, Spagna e Regno delle Due Sicilie; fu soprattutto decisivo l'intervento della Francia di Napoleone III che per convenienza politica ristabilì l'ordinamento pontificio, in deroga ad un articolo della costituzione francese.
L'avventura si concluse il 4 luglio 1849 quando le truppe francesi, al comando del generale Oudinot, invasero le sale dell'assemblea dichiarandone lo scioglimento.
L'esperienza di Roma fu fondamentale nella storia del Risorgimento italiano: fu il primo " esperimento" di quello che sarebbe stato l'ideale repubblicano del futuro Stato italiano; fu il primo banco di prova delle nuove idee democratiche, ispirate principalmente al mazzinianesimo.
I principi su cui si fondava la Repubblica romana furono il suffragio universale maschile, l'abolizione della pena di morte e la libertà di culto.


Moltissime figure del Risorgimento italiano accorsero da tutta la penisola italiana.

Mentre l'invasore entrava in Roma per distruggere la nuova Repubblica Romana,
in Campidoglio si dava lettura al popolo della Costituzione che non sarebbe mai entrata in vigore.

Patrioti italiani - Ippolito Nievo (Padova, 30 novembre 1831 – mar Tirreno, 4 marzo 1861) - Le confessioni di un Italiano


Ippolito Nievo (Padova, 30 novembre 1831 – mar Tirreno, 4 marzo 1861) è stato scrittore e patriota.
Mazziniano, partecipa nel 1848 all'insurrezione di Mantova.
Nel 1859 combatté con Garibaldi tra i Cacciatori delle Alpi.   
Partecipò all'impresa dei Mille: unendosi alle truppe garibaldine il 5 maggio del 1860 salpa da Quarto a bordo del Lombardo insieme a Nino Bixio e Cesare Abba.
Si distinse a Calatafimi e a Palermo ottenendo la nomina di "Intendente di prima classe" con incarichi amministrativi divenendo il vice di Giovanni Acerbi.
Di ritorno nel continente, per riportare indietro i documenti amministrativi della spedizione dei Mille, perì durante il naufragio del battello a vapore Ercole, presso Ischia.
Nel naufragio tutte le persone imbarcate perirono e né relitti né cadaveri furono restituiti dal mare.


Molto importante fu la sua attività di scrittore.
Ippolito Nievo scrisse le tragedie I Capuani e Spartaco; alcune opere poetiche: dai Versi del 1854 e del 1855 a Le Lucciole (1858) e Gli amori garibaldini (1860); racconti (Il varmo, 1856) e romanzi (Angelo di bontà, 1856; Il Conte Pecoraio, 1857).
Il suo capolavoro sono le Confessioni di un italiano nel 1855, pubblicato postumo nel 1867 col titolo Le confessioni di un ottuagenario dall'editore Le Monnier.
E' la storia dell'italiano nuovo, che si viene formando agli ideali del Risorgimento, pur sentendo la nostalgia del mondo settecentesco che scompare.


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lunedì 14 marzo 2011

Patrioti italiani - Nino Bixio (Genova, 2 ottobre 1821 – Isola di Sumatra, 16 dicembre 1873)


Gerolamo Bixio, detto Nino, (Genova, 2 ottobre 1821 – Isola di Sumatra, 16 dicembre 1873), è stato un militare, politico e patriota italiano.
Fu in assoluto una delle figure più note ed importanti del Risorgimento italiano.
Comincia la sua carriera militare arruolandosi nella marina del Regno di Sardegna, quale surrogante del fratello.
Fu volontario nella prima guerra d'indipendenza (1848), combattendo a Governolo, a Verona e a Treviso.
Raggiunse poi Garibaldi e fu difensore della Repubblica Romana (1849): il 3 giugno 1849, respingendo l'assalto francese, si distinse guidando personalmente diversi contrattacchi alla baionetta. 
Per due volte i colpi francesi gli uccisero la cavalcatura e infine fu ferito in modo serio.
Tale audacia gli valse una medaglia d'oro decretata dalla Repubblica Romana.
Dopo aver preso le distanze dagli ambienti mazziniani, nel gennaio 1853 riprese l'attività marinara.
Seguì Garibaldi nel 1859-60: durante la seconda guerra di indipendenza, nei Cacciatori delle Alpi, combattè a Malnate nella battaglia di Varese e poi difese strenuamente il passo dello Stelvio, tanto da essere insignito della Croce Militare di Savoia.
Fu uno degli organizzatori dei Mille, per la liberazione del Sud e battè i Borbonici da Calatafimo al Volturno.


Fu eletto deputato a Genova alle elezioni politiche italiane del 1861 e il 6 febbraio del 1870 diventa anche senatore. Si avvicinò al Partito d'azione garibaldino e partecipò il XX settembre 1870 alla Presa di Roma che pone fine definitivamente al potere temporale del Papa. Ripreso dalla passione per il mare, parte per l'Inghilterra dove si fa costruire la nave Maddaloni; divenì mercante e morì di febbre gialla in Indonesia.

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Patrioti italiani: Goffredo Mameli (Genova, 5 settembre 1827 – Roma, 6 luglio 1849) - Fratelli d'Italia, L'Italia s'è desta!



Goffredo Mameli (Genova, 5 settembre 1827 – Roma, 6 luglio 1849) è stato poeta e patriota, oltre ad una delle figure più famose del Risorgimento italiano. 
Conquistato dallo spirito patriottico partecipò ad alcune memorabili gesta, come l'esposizione del tricolore per festeggiare la cacciata degli austriaci del 1846.
Mazziniano, prese parte come volontario alla campagna del 1848 e organizzò una spedizione per accorrere in aiuto di Nino Bixio durante l'insurrezione di Milano.
Arrivato a Milano il 18 aprile incontra finalmente il suo idolo, Mazzini.
Aiutante di Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana, fu ferito sul Gianicolo nella difesa della Villa del Vascello.
Colpito alla gamba sinistra durante un assalto alla baionetta, morì un mese dopo a causadell'infezione: aveva solo 22 anni.


Durante il periodo di agonia fu elevato al grado di capitano.
E' l'autore delle parole del Canto degl'Italiani,l'attuale inno nazionale italiano, conosciuto anche come Inno di Mameli (1847); l'inno fu composto dal musicista Michele Novaro.

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domenica 13 marzo 2011

Patrioti italiani: Angelo Masina (o Masini) (Bologna 1815 - Roma 1849) - Il "Patroclo" del nostro Risorgimento

Angelo Masina fu un patriota italiano.
Partecipò ai moti del 1831 in Romagna, poi fuggì in Spagna dove combattè con i costituzionali.
Durante la guerra del 1848 egli combattè nel corpo dei Cacciatori Alto Reno in difesa di Vicenza, col generale Durando.
Poi a fine agosto partecipò a Bologna ai tentativi di instaurare un governo provvisorio al posto del prolegato pontificio.
Dopo l'armistizio della I Guerra d'Indipendenza accorse con Garibaldi alla difesa della Repubblica Romana raggiungendo il grado di colonnello; fu tra i valorosi del 30 aprile 1849.

L'intraprendente generale Masina, che il Carducci paragonò a Patroclo, l'eroe greco, viene colpito da una freccia alla coscia durante la difesa di  Villa Corsini dai francesi e, trascinato dal suo cavallo, morì.
E' il 3 giugno 1849: nonostante la difesa strenua delle truppe garibaldine i francesi ebbero la meglio.

Sul Gianicolo, definito da Napolitano luogo "della sfida eroica e precorritrice", si trova il suo busto di marmo insieme a quello degli altri eroi garibaldini. 

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Patrioti italiani - Luciano Manara ((Milano, 23 marzo 1825 – Roma, 30 giugno 1849) - Dalle cinque giornate di Milano alla difesa della Repubblica Romana



Luciano Manara è stata una delle figure più note del Risorgimento.
Amico di Carlo Cattaneo egli partecipò alle cinque giornate di Milano, l'insurrezione avvenuta tra il 18 e il 22 marzo 1848 con i quali i milanesi si liberarono dal dominio austriaco.
Durante l'insurrezione milanese Manara capeggiò l'operazione che portò alla conquista di Porta Tosa dove vi piantò la prima bandiera italiana; egli si dimostrò inoltre un abile costruttore di barricate.
Egli partecipò poi alla Prima guerra di
indipendenza organizzando un gruppo di volontari contro le truppe papaline di Pio IX.Si rifugiò in Piemonte dopo che gli austriaci ebbero riconquistato Milano e fu messo a capo di un corpo di Bersaglieri lombardi con cui combattè in Valle Sabbia, sul monte Stino, sul Po e a la Cava in provincia di Pavia

Manara cadde a soli 24 anni nello scontro di Villa Spada il 30 giugno 1849 durante la difesa della Repubblica Romana dalle truppe francesi di Napoleone III intervenute in aiuto del Papa.
Durante la difesa di Roma, Luciano Manara era stato nominato capo di Stato Maggiore dallo stesso Garibaldi.


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