mercoledì 16 marzo 2011

Le Cinque giornate di Milano (18-22 marzo 1848) - dalle Barricate fino a alla conquista di porta Tosa


Le Cinque giornate di Milano furono un'insurrezione del popolo milanese avvenuta tra il 18 e il 22 marzo 1848, contro gli oltre quindicimila austriaci del maresciallo Josef Radetszky.

La città allora era capitale del Regno Lombardo-Veneto, parte dell'Impero Austriaco.
Fu uno dei maggiori episodi della storia risorgimentale italiana del XIX secolo e si colloca all'interno dei moti liberal-nazionali europei del 48-49, la Primavera dei popoli.
Lo rivolta di Milano dimostrò la forza e l'efficacia dell'iniziativa popolare che, guidata da uomini consapevoli degli obiettivi della lotta, fu in grado di influenzare le decisioni dello stesso Re di Sardegna Carlo Alberto che, approfittando della debolezza degli Austrici in ritirata, dichiarò guerra all'Impero asburgico (Prima guerra d'indipendenza).


Il malcontento popolare era molto grande, anche perchè il dominio austriaco si esercitava con una fortissima pressione che cercava di sfruttare al massimo dal ricchezza economica del territorio.
La rivolta fu preceduta dalla fuga a Verona del viceré Ranieri, che lasciò il potere nelle mani del conte Moritz O'Donnell. Il 18 marzo, all'annuncio di imminenti riforme, la folla si diresse verso il palazzo del governo dove cominciarono gli scontri.

I capi del moto erano di tendenze politiche eterogenee: repubblicani mazziniani, moderati come il podestà Gabrio Casati, democratici federalisti come Carlo Cattaneo.
La rivolta dilagò per tutta la città.   
L'intera popolazione combatteva per le vie innalzando barricate, sparando dalle finestre e dai tetti, con una grande coesione tra i diversi quertieri della città; venivano inviati messaggi agli abitanti delle campagne per esortarli a prendere parte alla lotta.
Il 20 marzo quasi tutto il centro era nelle mani degli insorti; Radetzky fu addirittura costretto a  richiedere un armistizio che fu rifiutato.
Il 21 marzo, forti anche delle voci di un possibile intervento del Piemonte, fu costituito il governo provvisorio presieduto dal podestà, Gabrio Casati, e un Consiglio di guerra, di cui era anima Carlo Cattaneo.
Le milizie civiche si apprestavano a espugnare porta Tosa (da allora detta porta Vittoria), che cadde il 22 marzo.
La sera del 22 marzo 1848, gli Austriaci si ritiravano verso il "Quadrilatero" (la zona fortificata compresa fra le quattro città di Verona, Legnago, Mantova e Peschiera del Garda).
Il 23 marzo Carlo Alberto emanava un proclama annunziante l'intervento piemontese che segnava, di fatto, l'avvio della Prima guerra d'indipendenza.


(articoli correlati:
La Repubblica Romana 
17 marzo 1861 - Proclamazione ufficiale del Regno d'Italia)

Nessun commento: