Scrivere a briglia sciolta, a getto continuo, senza sapere dove lo scorrere delle parole mi porterà è sempre stato per me terapeutico e conoscitivo degli stati d’animo di malinconia e confusione, non così frequenti ma ciclici, ad indicarmi che la rotta seguita mi sta portando fuori dalla meta prefissata.
In alto mare e in balia delle onde e del vento che di nuovo soffia forte annunciando l’ennesima tempesta, di nuovo la mia stella polare giocosa e impertinente si nasconde dietro una nuvola scura, lasciandomi tra la mani una mappa diventata improvvisamente inutile.
Continua il logorante ripetersi degli stessi errori e i cambiamenti e la volubilità di ciò che mi circonda, a cui pur sono abituato, ma mi rendono nuovamente fragile e stanco.
Un percorso difficile offre la vita per chi cerca di lasciare spazio al proprio essere, eliminando lo schermo della razionalità , così efficace difesa dal dubbio e dalla paura del cambiamento.
E allora proseguo così, lanciandomi, innalzandomi, precipitando, cadendo e tornando su, sempre nella continua ricerca della completezza, perenne miraggio dell’animo umano.
La valorizzazione del momento presente come vocazione, la passione come linguaggio di vita, la delusione e la tristezza come navigatore e segnale per indicare ancora una volta la necessità di fermarmi e cambiare.
Sempre forte è la tentazione di accontentarsi e ricercare la comoda sicurezza di ciò che conosco, di ciò che se non perfetto può comunque essere soddisfacente, un’ancora gettata lì in un porto sicuro, lontano dall’isola dei sogni, forse "l’isola che non c’è".
Ma il mio cuore, ormai abituato all’altalena delle emozioni, disposto a pagare il prezzo del dolore per assaporare il dolce sapore della vera felicità, non più soggetto al totale controllo della mente, pretende ormai la sua libertà, la libertà di volare, senza sapere dove andare e felice di rincorrere l’ennesima illusione a costo anche della prossima delusione.
Quando la mente, indomita lottatrice, sembra riprendere il controllo, il desiderio di pace e tranquillità sembra prevalere, e finalmente appare acquisita la capacità di gestire determinate situazioni ed evitare gli stessi banali errori.
Credere negli altri diventa impresa sempre più ardua, capire i cambi d’umore e la volubilità compito sempre più inutile; è necessario accettare l’imperfezione come regola di condotta dell’animo umano e conformarsi alla sua legge.
Troppo liberale il mio pensiero per imporne la presenza, meglio distruggere e ricominciare, per coltivare l’illusione di trovare chi potrà capire e parlare il tuo linguaggio, con coerenza e senza ipocrisia.
Dopo l’ennesimo fallimento, l’ennesima disillusione, comincerà un nuovo viaggio, una nuova scoperta, porrò sulle ceneri di questa città bombardata dei semi nuovi e ne nascerà un altro giardino.
Il bisogno di credere e di sbagliare, il desiderio di criticarsi e mettersi in gioco segue logiche che la mente non riesce a comprendere, è l’istinto insito nel mio Essere più profondo, nell’anima che strappa il suo vestito, spezza le catene e urla e reclama con tutta la sua forza il diritto di essere, di volare libera sostenuta dal vento, senza una meta precisa, cercando la pienezza e la completezza se non sulla terra almeno nel cielo.
Fr. Fa.
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