giovedì 3 febbraio 2011

Metamorfosi di Narciso - Salvador Dalí - 1937 - Metamorphosis of Narcissus - Metamorfosis de Narciso - Tate Modern, London



Salvador Dalí
Metamorfosi di Narciso, 1937
olio su tela, 50,8 × 78,3 cm
Tate Gallery, Londra

Parliamo oggi di un'opera di grande fascino
Si tratta di "Metamorfosi di Narciso (1937)", un dipinto olio su tela del pittore, scultore, scrittore, cineasta e designer spagnolo Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí Domènech, marchese di Púbol (Figueras, 11 maggio 1904 – Figueras, 23 gennaio 1989), celebre soprattutto per le immagini suggestive e bizzarre delle sue opere surrealiste.
Dalì ha completato questo dipinto nel 1937, al suo atteso ritorno a Parigi dopo aver avuto un grande successo negli Stati Uniti.
Questo dipinto appartiene al periodo "critico-paranoico" dell'artista.
Il metodo critico-paranoico è una tecnica concepita da Salvador Dalí all'inizio degli anni '30, usata soprattutto nelle sue opere pittoriche basate sulle illusioni ottiche e altri tipi di immagini multiple.
Con questa tecnica il pittore raffigura sulla tela i fenomeni causati dal delirio e dalla follia, attraverso scene che scaturiscono dall'agitarsi del suo inconscio. 
Per esprimere il delirio e la follia l'artista si immerge nel mondo della "paranoia", emergendone con dei contenuti realizzati (fase critica).

Secondo la mitologia greca, Narciso si innamorò della propria immagine riflessa in uno stagno. Incapace di abbracciare l'immagine nell'acqua, egli si struggeva a distanza, e fu trasformato dagli dei nel fiore che porta il suo nome.
Il dipinto mostra Narciso, seduto in posizione fetale sul margine di uno stagno, che guarda verso il basso; non lontano c'è una statua di pietra in decadenza che corrisponde strettamente a lui, ma viene percepito in maniera diversa; ha infatti le sembianze di una mano che regge un uovo dal quale sta germogliando un fiore di narciso.
L'uovo è stato usato come simbolo di sessualità in altri dipinti di Dalì. 
Sullo sfondo, emerge un gruppo di figure nude in pose classiche con atteggiamenti formali tipici dell'arte rinascimentale e manierista.
La scelta iconografica deriva dall'ispirazione artistica ricevuta da Dalì durante il suo viaggio in Italia nel 1936.
La figura di un terzo Narciso compare all'orizzonte.
Dalì ha accompagnato a quest'opera un lungo poema, intitolato la "Metamorfosi di Ovidio".
La splendida figura di Narciso giganteggia come una roccia sulla supericie lucida e riflettente dello stagno; essa è illuminata da una luce quasi accecante, una luminescenza aurea a calda, che crea un'immagine di tipo onirico.
La trasformazione della figura avviene da sinistra verso destra e tale trasformazione, come detto, fa apparire Narciso come una mano pietrificata che regge un uovo.
I colori trasparenti, evanescenti, diventando lungo la trasformazione sempre più opachi, assumendo una connotazione realistica e concreta.
Sulla base del pollice di questa mano pietrificata, si possono notare delle formiche, presenti spesso nelle sue opere, e che stanno a rappresentare la decomposizione e la caducità dell’esistenza e della vita.
A rafforzare questa immagine è la figura di uno sciacallo nell'atto di dovorare una carogna.
Tutta la scena, con questa immagine divisa a metà, è presentata come un'ambigua relazione tra illusione e realtà.



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