martedì 17 maggio 2011

Pala Baglioni (1507)- Raffaello Sanzio - Deposizione di Raffaello (Trasporto del Cristo) - The Deposition - Roma, Galleria Borghese - (A. B.)

L'opera nota anche come Pala Baglioni fu commissionata dalla nobildonna Atalanta Baglioni per la cappella di famiglia nella chiesa di San Francesco al Prato a Perugia, probabilmente in onore del figlio Grifonetto, assassinato nel 1500, durante una lotta per il possesso della signoria di Perugia.   
L'opera è firmata e datata in basso a sinistra: RAPHAEL-URBINAS-MDVII, ed è conservata presso la Galleria
Borghese di Roma, dopo che nel 1608 fu trafugata e spedita a Papa Paolo V che la donò a suo nipote, il cardinale Scipione Borghese.
Per placare le proteste dei perugini, il cardinale affidò al Lanfranco e al Cavalier d'Arpino la realizzazione di due copie del dipinto.
Fatto trasportare a Parigi da Camillo Borghese nel 1809, il dipinto rientrò a Roma sei anni dopo.

La pala in origine presentava una struttura composita:
–    una cimasa raffigurante l'“Eterno fra cherubini” ; ora conservata alla Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia
–    la predella con le Virtù teologali e angioletti; conservata ai Musei Vaticani


Trasporto del Cristo morto, 1507
olio su tavola di pioppo, 184x176 cm
Roma,Galleria Borghese

 Il soggetto, il Trasporto del Cristo morto, è uno dei più drammatici tra quelli affrontati da Raffaello ed è  il primo esempio nell'arte italiana di pala d'altare dedicata a questo tema.
Il corpo pesante e senza vita di Cristo viene trasportato verso il sepolcro da due uomini che mostrano i segni dello sforzo fisico al quale sono sottoposti.
Maria Maddalena regge la mano di Cristo e nel suo volto si legge un dolore incolmabile evidenziato dalla bocca leggermente aperta come a sussurrare un lamento.
Un vento leggero attraversa la scena da sinistra verso destra, spostando i capelli della Maddalena, così anche i capelli e la veste del trasportatore.
In questo modo il senso di drammaticità si sposta sul lato destro, dove un gruppo di pie donne sorreggono la madre di Cristo che è svenuta.
Il dolore della Vergine allude a quello della committente del dipinto, mentre Grifonetto sarebbe da identificarsi, nella figura del giovane volto di spalle che sorregge un lembo del lenzuolo.
La donna inginocchiata a terra con le braccia alzate nel tentativo di sorreggere la Vergine  ricorda la Madonna del “Tondo Doni” di Michelangelo (vedi post correlato), così come anche il corpo di Cristo rievoca la pietà michelangiolesca.   
Il personaggio che invece guarda verso lo spettatore rappresenta Giuseppe d'Arimatea, un uomo del  Sinedrio che ottenne da Pilato la consegna del corpo di Gesù. Ben visibile nel suo volto sono i  riferimenti a fonti classiche come il “Laocoonte”.
L'impostazione del dipinto in due gruppi, uno ruotante attorno al Cristo trasportato, e l'altro attorno alla Vergine svenuta, viene unita dalla figura del portatore al centro che si proietta all'indietro verso le pie donne.

Raffaello, Il trasporto di Cristo al Sepolcro
disegno, Firenze, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
 
Un disegno conservato oggi agli Uffizi ci dimostra come Raffaello abbia cambiato il contenuto dell'opera,  da compianto sul Cristo morto a Trasporto al sepolcro.
Il cartone rappresenta l'esatto modello per il gruppo di sinistra nella tavola della Deposizione Borghese. Raffaello ha in seguito quadrettato il foglio per poter trasportare il disegno nel formato più grande del dipinto finale.
L'artista ha spostato il gruppo delle donne che affiancano la Vergine solo nella fase finale della realizzazione dell'opera, per creare un secondo centro di azione.
Nel dipinto, la Deposizione viene rievocata dalla presenza delle tre croci, visibili sul colle in alto a destra, mentre in basso a sinistra si notano i gradini che conducono al sepolcro dal quale poi Cristo risorgerà.


Per quanto riguarda la predella, l'artista ha realizzato a grisaille le tre virtù Fede, Speranza e Carità. Con questo Raffaello vuole rivendicare la superiorità della pittura, in quanto un artista, in pittura riesce a dipingere dettagli piccolissimi, mentre in scultura ciò non è possibile a causa dei limiti del materiale che viene impiegato. Le figure dipinte in monocromo grigio sono più reali di quanto lo sarebbe una scultura: la pittura quindi è un'arte superiore.
Le tre tavolette raffigurano la Fede, la Speranza e la Carità, affiancate da putti alati che ne recano gli attributi. Molto probabilmente la Carità occupava la posizione centrale, fiancheggiata dalla Speranza a sinistra e dalla Fede a destra.
- la scheda è stata realizzata dalla formidabile A. B. -

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