sabato 22 marzo 2008
mercoledì 19 marzo 2008
Laura Folgori - Il fuggir delle ombre
martedì 11 marzo 2008
aperta la casa di Augusto al Palatino
Da ieri, lunedì 10 marzo, è tornata visitabile, parzialmente, la casa di Augusto al Palatino,
i cui affreschi sono stati finalmente restaurati dopo anni di lavori.
Si tratta di uno dei monumenti più vasti e importanti dell’area archeologica del Colle Palatino di Roma e di un avvenimento rilevante per l’archeologia mondiale
Siamo sul Palatino, nella zona più sacra alla Roma delle origini e questa è una reggia del primo imperatore di Roma Ottaviano Augusto, dell'uomo che con Cesare è per la gente la figura emblematica dell'impero romano, al quale è legato il "periodo d'oro" della civiltà romana.
Tutto iniziò nell'anno 36 a.C. quando Augusto, prima ancora di diventare imperatore, cioè prima del 16 gennaio del 27 a.C. , eresse la sua residenza sul colle Palatino; la Casa è formata da una serie di stanze distribuite su due terrazze ed è attigua al Tempio di Apollo.
Non sappiamo se la scelta di erigere la sua residenza sessanta metri sopra il Lupercale, (la grotta dove la lupa allattò Romolo e Remo) sia stata casuale.
Certamente, la domus di Augusto, fondatore dell'Impero, trasformò il Palatino da luogo abitativo a sede ufficiale dell'autorità imperiale.
Il complesso augusteo, che è composto dal Tempio di Apollo Aziaco, dalla Casa dell'Imperatore, dalle biblioteche, dalla casa di Livia (moglie di Augusto), fu dimora per le funzioni private e palazzo imperiale per le funzioni civili, politiche e religiose dato che Augusto era guida e autorità in tutti i settori, con tutti i poteri e le cariche a vita, compresa quella di Pontefice Massimo
Venne identificato soltanto negli anni ‘70, durante le campagne di scavo guidate dal professor Gianfilippo Carettoni e da allora lunghi e difficilissimi restauri hanno nascosto agli occhi del pubblico gli splendori pittorici che fanno della casa del primo imperatore il maggior complesso pittorico di secondo stile che si sia recuperato negli ultimi decenni.
Gli ambienti sono decorati con affreschi e stucchi e non solo rappresentano un importante esempio di pittura romana della fine del I secolo a.C., ma anche un'opera di restauro con pochi precedenti.
Gli ultimi due anni di intensi lavori si dono concentrati, con interventi statico-strutturali e di ricomposizione e ripristino della decorazione pittorica, sull’area del peristilio di quella che fu la casa di Augusto prima che venisse acclamato imperatore.
Oltre al suo studio personale, impressionante per la fattura degli affreschi in cui spiccano i toni del giallo, del rosso e del nero che fanno da sfondo a grifi alati, cigni, candelabri, e fiori di loto, i restauri restituiscono anche l’accesso al “cubicolo inferiore” e al “grande oecus”, un ambiente di soggiorno e di ricevimento, oltre ad una serie di ambienti di collegamento.
Le decorazioni, ricche, intensamente colorate di rosso pompeiano e di giallo ocra, costituiscono il maggior complesso pittorico di secondo stile che sia recuperato negli ultimi decenni: per questo, solo nell'ultimo biennio la Casa di Augusto ha ricevuto finanziamenti mirati a rendere finalmente possibile l'apertura al pubblico almeno di questo primo settore dell'intero complesso augusteo.
La visita della dimora augustea permetterà di ammirare, tra l’altro, il giardino con il porticato a colonne.
Nel particolare, in due anni sono stati stanziati 1 milione 790 mila euro, dei quali 250 mila per la Casa di Livia, la cui apertura al pubblico è imminente.
Fondamentali sono stati i finanziamenti provenienti dall’iniziativa del Mibac Maratonarte.
Un'altra spettacolare scoperta, insomma, nel cuore di un'antica Roma che continua a stupire e a regalare esperienze straordinarie.
(www.iltempo.it, www.lastampa.it, IL MESSAGGERO, www.larepubblica.it, ed altre fonti)
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L'ingresso alla Casa di Augusto non è prenotabile e ne è consentito l'accesso soltanto a piccoli gruppi composti da 5 persone.
Un biglietto unico (Intero € 11,00; ridotto € 6,50) permetterà la visita di un percorso unificato che include l'accesso all’Anfiteatro Flavio (il Colosseo), alla mostra "Trionfi romani" allestita al suo interno, alle aree del Palatino e del Foro Romano (tornato PURTROPPO a pagamento da febbraio).
lunedì 10 marzo 2008
Leonida 1 - Λεωνίδας "figlio del leone"
Leonida (Sparta, 505 a.c - 455 a.c) (in greco, Λεωνίδας "figlio del leone") è stato il diciassettesimo re di Sparta. Salì al trono nel 489-488 a.C. Era figlio di Anassandrida II e successe a suo fratello Cleomene I.
Nel 480a.C. gli efori, la più importante delle magistrature spartane, mandarono Leonida a difendere il passo delle Termopili dall'armata di Serse, re di Persia.
Insieme a Leonida vi erano solo 7000 soldati alleati (6000 alleati greci, 700 tespiesi) e i 300 soldati spartani scelti appositamente per il loro talento in battaglia e perché avevano figli maschi; Serse I comandava invece 300.000 persiani!
Secondo un racconto dell'epoca Leonida portò con sé così pochi uomini perché sapeva che nessuno sarebbe tornato indietro vivo: pare, infatti, che Leonida avesse deciso di morire in battaglia poiché un oracolo (l'oracolo di Delfi) aveva profetizzato che Sparta sarebbe sopravvissuta solo con il sacrificio di uno dei suoi re.
Per gli storici, invece, Leonida ebbe con sé pochi uomini perché gli efori non appoggiavano il piano di difendere il passo delle Termopili e avevano deciso di concentrare i loro sforzi sulla difesa dell'Istmo di Corinto.
Secondo Giulio Cesare, i Re spartani erano allenati fin dall'infanzia alla battaglia e avevano un vero e proprio culto, a suo dire, per pettorali e addominali chelonici (da chélys "testuggine"
Epicuro narra che i regnanti a Sparta erano soliti avere rapporti sessuali intensi e duraturi come saluto alle proprie signore; nello specifico proprio il Re Leonida, racconta Anassimandro, ebbe un epico saluto con la propria consorte.
Infatti, secondo il filosofo, le donne spartane, le uniche a partorire veri uomini, erano solite ammonire così il proprio marito: "torna col tuo scudo o su di esso".
Molti testi storici (tra i quali le Storie di Erodoto) testimoniano il leggendario coraggio dei soldati della Laconia, regione dell'antica grecia che si può collocare attualmente nel Peloponneso, la penisola meridionale della Grecia continentale, per il quale gli spartani già all'epoca erano famosi.
Nel primo giorno di battaglia, quando Serse intimò ai Greci di gettare le armi, si dice che Leonida abbia risposto "Μολών Λαβέ" (venite a prenderle).
Irridendolo, Serse gli preannunciò che presto "il sole sarebbe stato oscurato dai dardi e dai giavellotti persiani"; al che Leonida replicò che sarebbe stato tanto meglio, così "avrebbero combattuto all'ombra".
E narra Plutarco anche che il terzo giorno il re esortò i suoi uomini a fare una colazione abbondante, perché quella notte avrebbero cenato nell' Ade (quindi sarebbero morti).
Gli uomini di Leonida respinsero gli attacchi dei persiani per i primi due giorni, fino a quando il rinnegato Efialte condusse il generale persiano Idarne per un passo montano che sbucava alle spalle dei Greci; a questo punto Leonida divise le sue forze in due gruppi, e rimase nel passo con 300 spartani, 700 tespiesi e 400 tebiani.
Il piccolo gruppo di uomini rimasto con Leonida fu circondato e annientato, eccezion fatta per i tebani che si arresero.
Leonida fu ucciso nel pieno dello scontro.
Fu sepolto con tutti gli onori e con una grande presenza, poco spartana, di persone piangenti e in lutto: gli spartani erano soliti vedere la morte in battaglia come un volere del fato ed erano contrari ad una manifestazione esteriore del lutto.
La statua di un leone fu piazzata nel luogo dove era morto Leonida per commemorare il sacrificio del re e dei suoi uomini. Vi era scolpita questa scritta:
"Viaggiatore, va' a dire a Sparta che noi siamo morti per ubbidire alle sue leggi!"
(www.wikipedia.org)
domenica 2 marzo 2008
costruttore o giardiniere - P. Coelho
costruire o piantare.
I costruttori possono passare anni impegnati nel loro compito, ma presto o tardi concludono quello che stavano facendo.
Allora si fermano, e restano lì, limitati dalle loro stesse pareti.
Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato.
Quelli che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente riposano.
Ma, al contrario di un edificio, il giardino non cessa mai di crescere.
Esso richiede l'attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere come in una grande avventura."
Paulo Coelho