Il nostro ritorno dopo alcuni anni; il blog si riattiva in epoca di Coronavirus, in mezzo alla tempesta finanziaria in corso, con intere aree del Paese in quarantena, le scuole e le università chiuse.
Gli aerei non volano più, meno persone frequentano palestre e ristoranti, i turisti evitano l'Italia e ci sono meno auto in circolazione; c'è incertezza, il nemico è invisibile, si respira inquietudine e preoccupazione.
In questi primi 20 anni del nuovo millennio, in realtà ne abbiamo già passate tante: si evocano in questi giorni lo spettro degli attentati dell' 11 settembre 2001 e il crollo finanziario causato dalla crisi dei mutui subprime e il fallimento di Lehman Brothers del 2008 di cui, peraltro, ancora stiamo pagando le conseguenze.
In questi giorni ci siamo accorti dell'importanza della sanità pubblica, ci affidiamo con speranza e gratitudine agli esperti, ai medici e al personale sanitario.
Il nostro stile di vita sta cambiando.
Possiamo imparare qualcosa da questa situazione? Ci può essere qualche elemento che permette di guardare con ottimismo al futuro? In che stato sarà la nostra nave quando avrà attraversato la tempesta e il sole comincerà a scorgersi all'orizzonte?
Faremo un tentativo innaturale, poco istintivo: proveremo a ricercare elementi positivi, anche in una situazione così drammatica.
Ovviamente per estrarre elementi di ottimismo in un contesto come questo dobbiamo provare a fare alcune considerazioni di ampio respiro, tentare di allargare la visione uscendo dalle ansie e dalle paure che ci sono più prossime e che sono legate al nostro ancestrale istinto di sopravvivenza, alla paura per noi e per la salute dei nostri cari.
Per prima cosa proviamo a ragionare sul fatto che questo sistema economico totalmente globalizzato sta mostrando tutta la sua fragilità.
Un sistema basato su delocalizzazioni selvagge, piattaforme globali, prodotti assemblati in un certo paese ma la cui componentistica proviene da nazioni sparse nel globo , ingiustizie sociali che nascono dalla logica di massimizzare il profitto riducendo i costi scatenando una feroce guerra tra poveri a livello globale.
Prima che il Coronavirus monopolizzasse tutta la comunicazione dei media, ricordo che si parlava soprattutto di inquinamento e surriscaldamento globale.
La protagonista del dibattito mondiale era Greta Thunberg e il suo attivismo per lo sviluppo sostenibile contro il cambiamento climatico.
Personalmente sono rimasto davvero sorpreso nell'appurare che a livello globale circa il 2% delle emissioni di gas serra sono imputabili all'aviazione, cioè al traffico aereo mondiale.
Se questa emergenza globale legata all'infezione da Coronavirus non farà bene alla razza umana, almeno nel breve periodo, quasi certamente farà molto bene al Pianeta Terra.
Il brusco calo del numero dei voli aerei, per esempio, sta facendo crollare il fatturato delle grandi compagnie aeree con rischi enormi in termini occupazione; la cosa ci preoccupa ovviamente, ma se ragioniamo in termini di inquinamento l'ottica cambia completamente.
Le nostre città in questi giorni sono più vuote, bar e ristoranti rischiano una crisi gravissima, alberghi e agenzie di viaggio registrano un crollo nel loro volume d'affari.
D'altra parte registriamo a Roma, la città dove risiedo, meno traffico, un'aria più pulita; tutto è ordinato e a misura d'uomo come solo nelle giornate di agosto accade, le strade sono più pulite.
Le persone stanno imparando a lavarsi le mani, e prestare attenzione alle elementari norme igienico-sanitario.
Il coronavirus ci permette anche di capire che l'uomo ha bisogno di più spazio per vivere bene, di uno sviluppo delle città più ordinato, più rispettoso della Natura.
C'è poi il tema della sanità. Leggevo che negli USA il Presidente Trump sta valutando di sostenere in qualche modo le persone che non hanno una
copertura assicurativa sanitaria qualora l'emergenza Coronavirus dovesse diffondersi anche lì.
Bisognerà riflettere sul fatto che le ingiustizie sociali in un mondo così interconnesso non sono giustificabili da un punto di vista etico, ma possono rivelarsi un boomerang anche da un punto di vista economico.
Il virus non guarda in faccia nessuno, ignora il ceto sociale, è estremamente democratico e lo si può combattere solo se lo si fa tutti insieme: la salute di TUTTI dipende da TUTTI!
La sanità pubblica è importante.
I vincoli di bilancio europei, i tagli sulla sanità pubblica che si sono verificati negli anni scorsi con relativa riduzione dei posti letto ha creato disagio a prescindere dal virus; ci voleva il Coronavirus per comprendere che era profondamente sbagliato?
Era necessario il Coronavirus per capire che un sistema economico così massicciamente globalizzato e dominato dalla finanza sarebbe stato estremamente fragile e non capace di fronteggiare un'emergenza di questo tipo, il cosiddetto "Cigno Nero"?
Occorre ripensare molte cose e un briciolo di ottimismo nasce dalla constatazione che questo "ripensamento" si renderà quasi sicuramente inevitabile.
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