giovedì 21 maggio 2009
il principio della sincronicità - Carl Gustav Jung
Pubblicato da
Egregius
Carl Gustav Jung (1875-1961), psichiatra e psicoanalista svizzero del '900 e discepolo di Freud, fu uno dei primi al mondo a parlare di sincronicità, principio in grado di descrivere una connessione di eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, nello stesso tempo, senza che vi sia tra essi una relazione di causa-effetto.
Non causa-effetto, ma una evidente comunanza di significato: lui le chiamava "coincidenze significative".
«La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venire esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini»
«Io impiego […] il concetto generale di sincronicità nell’accezione speciale di coincidenza temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale, che hanno uno stesso o un analogo contenuto significativo»
Jung, in parole semplici, studiava il nesso esistenze tra eventi che, per una mente razionale, possono apparire senza connessione o frutto di mera coincidenza: "senza causalità".
Quante volte ci è capitato di pensare intensamente ad una persona e poi di incontrarla, oppure di anticipare in sogno alcuni episodi che poi sono verificati nella realtà.
Con sincronicità Jung non intende solo una coincidenza temporale tra due o più eventi non relati da un rapporto causale, ma anche l’analogia di senso e significato esistente fra gli eventi stessi.
«Un apriori inconscio preme verso il divenire della forma, e noi ignoriamo che la coscienza di un altro è messa in moto dagli stessi motivi, pur avendo la sensazione di essere in preda a una illimitata casualità soggettiva. Su tutto questo processo sembra aleggiare un oscuro “saper-di-già” non solo della configurazione, ma anche del suo senso»
Jung vede un parallilismo tra scienza fisica e psicoanalisi, e intuisce una stretta contiguità tra la nozione di energia proveniente dalla fisica e dalla psicologia.
Jung elaborò la psicologia analitica (o psicologia del profondo) e coniò il termine inconscio collettivo. L'inconscio collettivo, in opposizione all'inconscio personale, è quella parte dell'inconscio umano condiviso da tutti gli esseri umani, e deriva dai loro comuni antenati.
Esso contiene tutti gli archetipi, cioè le forme ed i simboli, che sono comuni in tutti i popoli ed in tutte le culture.
Jung arriva a questi convincimenti anche attraverso lo studio delle culture antiche, della simbologia e delle religioni.
Un esempio consente di chiarire in modo semplicistico il concetto di sincronicità.
Nei sogni premonitori accede di visualizzare avvenimenti che poco dopo si verificano nella reltà fisica; esistono persone che hanno questo dono. Cosa accade? Non esiste una spiegazione scientifica. Probabilmente l'inconscio attinge ad una sapere più profondo ed universale rispetto della mente razionale.
L'inconscio percepisce qualcosa che ha luogo altrove, grazie ad una relativizzazione dello spazio e del tempo; questo succede anche ad altre persone che attingono all'inconscio collettivo che è comune a tutti.
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