
L'attore comico toscano ha fatto l'esegesi dell'inno di Mameli e poi, senza musica, ha cantato la strofa più conosciuta, commuovendo tutti gli spettatori e telespettatori del festival.
Per indagare l'etimologia della parola esegesi mi affido alla definizione tratta da wikipedia.it:
"In filologia, l'esegesi (in greco) è l'interpretazione critica di testi finalizzata alla comprensione del significato."
Durante la sua esposizione Benigni ha spiegato il vero significato alcune frasi e parole presenti nell'inno nazionale e sovente male interpretate dalla stragrande maggioranza delle persone (Ministro della Repubblica, Umberto Bossi compreso!)
Il primo passo che analizziamo è:
"Dov è la Vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò."

Ma qual'è il vero significato della frase di Mameli?
Per prima cosa, come ha simpaticamente sottolineato Benigni al festival, il soggetto della frase è la vittoria, non l'Italia: dunque è la vittora schiava di Roma, non l'Italia.
Nell'antica Roma alle schiave venivano tagliati i capelli, dunque la Vittoria dovrà porgere la sua chioma a Roma vincitrice perchè venga tagliata!
Il secondo passo che analizziamo è:
"Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte "
Quì l'equivoco nasce dalla parola coorte, spesso confusa con "corte", che indica l'insieme di personaggi (cortigiani), che circondano un sovrano o un uomo di particolare importanza.
In realtà la parola "coorte" fa riferimento all'esercito romano, definito da Benigni il più grande esercito della storia: le legioni romane furono divise in diverse coorti dopo la riforma del generale e politico romano Gaio Mario nel I secolo a.c..
In sostanza fu abolito il vecchio sistema del reclutamento per censo e furono arruolati tutti i volontari in possesso

Precedentemente a tale riforma l'esercito romano era organizzato a "manipolo"; mentre il manipolo era una suddivisione tattica che permetteva una maggiore agilità su terreni irti e diseguali, la coorte aggiungeva potenza e compattezza, più adatte alle battaglie campali che venivano sempre più spesso affrontate dall'esercito romano.
Il console Gaio Mario creò un esercito permanente di volontari e suddivise la legione in 10 coorti; una coorte era composta di 600 soldati, cioè formata dall'unione di 3 manipoli, uno di hastati, uno di principes, uno di triarii, portati ciascuno a 200 uomini.
Per cui "Stringiamoci a coorte" significa "restiamo uniti fra noi combattenti", uniti a "coorte" e "pronti alla morte" per il nostro ideale.
(articolo correlato:
Patrioti italiani - Goffredo Mameli
Patrioti italiani - Angelo Masina (o Masini)
Patrioti italiani - Luciano Manara
Patrioti italiani - Ippolito Nievo
La Repubblica Romana
Le Cinque giornate di Milano)
1 commento:
Egregius, grazie per aver spiegato questi passi importanti nel nostro inno.
Vorrei farti due piccole osservazioni:
1. è "stringiamci", altresì non sarebbe possibile cantare "coorte", per un motivo di metrica.
2. "qual è" va senza apostrofo.
Un saluto.
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